
COMMENTO
Byron York’s Daily Memo – La Camera dei Rappresentanti cerca di salvare i democratici di Washington da se stessi
Tratto e tradotto da un articolo di Byron York per il Washington Examiner
Il rapporto tra il Congresso e il governo locale del Distretto di Columbia è lungo e complicato. Risale alla Costituzione. I padri fondatori crearono tale distretto proprio come sede del nuovo governo federale. L’idea era quella di creare una sede per il governo federale che non si trovasse nel territorio di nessuno Stato, che non fosse legata a nessuno Stato e che non fosse soggetta al controllo di nessuno Stato.
La Costituzione creò quindi il Distretto di Columbia e diede direttamente al Congresso, e non a un governo locale, il controllo su di esso. L’Articolo 1 dà al Congresso il potere di “esercitare la legislazione esclusiva, in tutti i casi, su quel Distretto… che sarebbe potuto diventare la sede del governo degli Stati Uniti”. Quando i fondatori hanno concesso questa autorità usando parole e frasi come “esclusivo” e “in tutti i casi”, intendevano che non ci dovesse essere alcuna ambiguità. Dal giorno della ratifica della Costituzione, il Congresso ha avuto il controllo totale sul Distretto di Columbia. E lo ha tuttora.
A partire dalla Guerra Civile e dalla Ricostruzione, gli afroamericani si trasferirono in gran numero nel Distretto di Columbia. Nei decenni successivi, la politica locale si è spesso trasformata in politica razziale. I leader locali fecero pressioni per ottenere la cosiddetta “Home Rule“, ovvero la concessione da parte del Congresso del diritto di autogoverno della città. Poiché la Costituzione dava al Congresso il controllo esclusivo sul distretto, un modo in cui i legislatori potevano esercitare tale potere era quello di dare un certo controllo ai funzionari della città stessa.
Nel 1957, il Distretto divenne una città a maggioranza afroamericana. Ancora più di prima, i dibattiti politici potevano sfociare in dibattiti razziali. Aumentarono quindi le pressioni per ottenere la “Home Rule“, spesso inquadrata come una questione di diritti civili. La vittoria fu ottenuta nel 1973, quando il Congresso approvò ed il Presidente Richard Nixon firmò il District of Columbia Home Rule Act. La legge diede alla città il diritto di autogovernarsi. Ma questo non cambiò la Costituzione. Il Congresso aveva ancora il diritto di intervenire negli affari della città e uno dei modi in cui i legislatori hanno chiarito questo aspetto nel testo dell’Home Rule Act è stato quello di richiedere che il Consiglio del Distretto di Columbia sottoponesse tutte le nuove leggi approvate al Congresso per la revisione.
Dopo la presentazione di un progetto di legge, se il Congresso non fa nulla, la nuova legislazione diventa legge (c.d. silenzio-assenso). Se invece il Congresso esprime la sua disapprovazione, la legge muore. Nel corso degli anni, il Congresso è rimasto per lo più fuori dagli affari della città, ma a volte è intervenuto per esercitare la sua autorità costituzionale. Ogni volta che il Congresso è intervenuto, i leader cittadini hanno protestato perché i legislatori interferivano con l’autogoverno della città.
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Arriviamo ad oggi. La gentrificazione ha portato enormi cambiamenti nel Distretto. Non è più una città a maggioranza afroamericana. Ma le questioni che un tempo venivano discusse come “semplici” ma “delicate” questioni razziali tra bianchi e neri sono ora ancora più complesse. Tuttavia, la politica razziale persiste. Nel 2020, ad esempio, il sindaca Muriel Bowser ha ordinato l’affissione di un enorme cartellone “Black Lives Matter” sulla 16a strada, ben in vista se si guarda dalla Casa Bianca. Il Consiglio comunale segue l’ideologia progressista “Woke” come altri consigli comunali in città profondamente democratiche.
Di recente, il Consiglio comunale ha portato a termine una revisione del codice penale del Distretto. Con la criminalità in aumento, il Consiglio comunale “Woke” ha deciso, in nome dell’equità, di ridurre le pene per una serie di reati anche gravi. Un editoriale del Washington Post ha osservato che il disegno di legge “riduce le pene per i crimini violenti come i furti d’auto, i furti con scasso, le rapine e persino gli omicidi. [Legherà ulteriormente le mani della polizia e dei pubblici ministeri, sovraccaricando i tribunali”. Con la capitale inondata di armi da fuoco, il provvedimento ridurrebbe anche le pene per i condannati che portano illegalmente armi da fuoco e per chi le usa per commettere crimini”.
Il disegno di legge riduce la pena massima per i criminali condannati per aver usato un’arma da fuoco per commettere un crimine violento da 15 anni a 4 anni. Elimina le pene minime obbligatorie. Inoltre, elimina del tutto le condanne all’ergastolo. Per sua fortuna, la sindaca Muriel Bowser ha posto il veto alla riforma. Per sua sfortuna, il Consiglio comunale, con un voto quasi unanime, ha annullato il veto del Sindaco. Il nuovo codice penale è stato così approvato.
Mancava solo un passo: inviare la legge al Congresso. Sì, questo è ancora richiesto dall’Home Rule Act. Fino a questo momento, la lotta per la legge era stata una lotta interna tra i Democratici. Nel Distretto, il sindaco è infatti una Democratica mentre 11 dei 13 membri del Consiglio comunale sono eletti nelle file dei Democratici. (Non ci sono Repubblicani eletti in consiglio).
Ma il Partito Repubblicano controlla ora la Camera dei Rappresentanti. E la leadership repubblicana della Camera ha deciso che sarebbe stato opportuno esprimere disapprovazione per tale misura. Si è tenuta una votazione. I Repubblicani presenti, 219 in tutto, hanno votato all’unanimità per bloccare la riforma del codice penale.
Poi è successo qualcosa di straordinario. 31 Democratici si sono uniti ai Repubblicani per votare contro l’azione del Consiglio comunale “Woke” di Washington. Gli altri 173 Democratici hanno votato a favore del Consiglio comunale. Sebbene i sostenitori costituiscano una grande maggioranza del Partito, il fatto che ben 31 Democratici abbiano votato contro quella che in passato sarebbe stata considerata una “misura bianca o nera”, una “regola domestica”, una “misura per i diritti civili” che tutti i Democratici avrebbero dovuto sostenere, è stato notevole.
Poi è successo qualcosa di altrettanto notevole. La sindaca Muriel Bowser non si è lamentata. Normalmente, un sindaco di Washington entrerebbe in modalità battaglia contro “i cattivi Repubblicani del Congresso”. Ma la Bowser, che si oppone ancora a ciò che ha fatto il Consiglio comunale, ha scelto di non attaccare i legislatori del GOP che, in questo caso, erano dalla sua parte.

Naturalmente, la Camera non può fermare da sola la legislazione del Consiglio comunale. La risoluzione che blocca la legge deve ora passare al Senato e poi, se passa, alla Casa Bianca per la firma.
Il Senato si accoderà alla Camera? Di solito i Democratici si oppongono ad un provvedimento del genere. Ma con il ricovero in ospedale del senatore John Fetterman (Democratico della Pennsylvania), i Democratici al Senato sono in “vantaggio” per soli 50 voti contro i 49 dei Repubblicani. Anche quando Fetterman tornerà, la legge non potrà essere approvata. Ma anche quando Fetterman tornerà, è possibile che i Democratici perdano il sostegno dei due membri centristi a favore dei Repubblicani. Se ciò dovesse accadere, la misura di disapprovazione passerebbe al Senato ed il Congresso avrà agito per impedire al Consiglio comunale di promulgare il suo nuovo e indulgente codice penale.
Ciò significa che la legge passerebbe sulla scrivania di Joe Biden. Cosa farà? Firmerà oppure porrà il veto? Da un lato, una chiara e schiacciante maggioranza dei membri del suo Partito avrebbe votato in favore del Consiglio comunale. Avrebbero votato per approvare la possibilità che il distretto “diminuisca le pene per i crimini violenti come i furti d’auto, i furti con scasso, le rapine e persino gli omicidi” e “riduca le pene per i condannati che portano illegalmente armi da fuoco e per chi le usa per commettere crimini”.
Se il governo di Washington, D.C. vuole farlo, un numero schiacciante di legislatori Democratici alla Camera e al Senato sosterrebbe il governo cittadino. Ma una minoranza sostanziale di Democratici ha comunque avuto il coraggio di sfidare il Partito. E le elezioni presidenziali sono alle porte. La criminalità è un tema importante. Se Biden si ricandiderà, dovrà sicuramente affrontare un repubblicano che accuserà lui ed il suo Partito di essere “morbido nei confronti del crimine”. Un veto a favore del disegno di legge del Consiglio sulla criminalità non sarebbe certo d’aiuto.
Tra l’altro, la riforma delle leggi sulla criminalità non è l’unico modo in cui il Consiglio del Distretto di Columbia sta dando grattacapi ai Democratici a livello nazionale. Ha anche votato per consentire ai non cittadini di votare alle elezioni locali. Anche la Camera ha votato per la disapprovazione di questa misura, e in quel voto 42 Democratici si sono uniti ai Repubblicani unanimi nell’opporsi all’azione del Consiglio cittadino. E se anche questo provvedimento passasse al Senato e arrivasse sulla scrivania di Biden? Non c’è settore che susciti più disapprovazione per il lavoro di Biden dell’immigrazione illegale e della situazione al confine tra Stati Uniti e Messico. Biden sosterrà una misura che permette ai non cittadini di votare nella capitale della nazione?
Non c’è dubbio che il governo locale di Washington, D.C. abbia creato alcuni problemi difficili per Biden e i Democratici. Ora, il partito di opposizione, il GOP della Camera, sta cercando di salvare il Distretto di Columbia, e il Partito Democratico, dagli eccessi della Sinistra. Se i Democratici accetteranno di essere salvati, è un’altra questione.
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Byron York è il corrispondente politico capo del Washington Examiner e un collaboratore di Fox News. Ha seguito le amministrazioni Bush, Obama, Trump e ora Biden, così come il Congresso ed ogni campagna presidenziale sin dal 2000. È l’autore di “The Vast Left Wing Conspiracy”, un resoconto dell’attivismo liberal nelle elezioni del 2004. Già corrispondente dalla Casa Bianca per il National Review, i suoi scritti sono stati pubblicati sul Wall Street Journal, Washington Post, Atlantic Monthly, Foreign Affairs e New Republic. Laureato all’Università dell’Alabama e all’Università di Chicago, vive a Washington, D.C.